Brevi cenni sulla libertà: diritti, regole…
Pubblicato da avvocato Primo Francescotti il 1 dicembre 2020
Capita a molti di riflettere, discutere e, a volte, di scrivere su questioni di vita quotidiana, di costume, di cultura, di questioni economiche, di politica, etc…
Si parla di problematiche generali, più spesso con accenti polemici inerenti accuse generalizzate al “sistema”, alla crisi e alla “involuzione” della società.
Certo i dati di fatto evidenti danno puntualmente conto attualmente delle ragioni di tale asprezza di giudizi critici, totalmente negativi.
Se alle questioni generali (si sente dire non raramente: va tutto male, l’economia è in grave crisi, la cultura è sottovalutata, la politica “fa schifo”) si sostituiscono tuttavia dialettiche ai vari livelli, di poteri, di competenze, di responsabilità di ciascuno, si finisce poi per porre attenzione sul singolo cittadino, sulla singola persona, e allora è inevitabile ragionare sui diritti e sui doveri, sulle libertà, per cercare di diffondere, ove possibile, anche notizie di dati positivi.
Ripensare oggigiorno i diritti, significa tuttavia anche proporsi la questione, più spesso speculare, dei doveri e quindi delle regole, delle norme giuridiche, delle leggi in vigore.
Le stesse, debbono essere osservate e non solo perchè tali, implicanti obblighi con sanzioni per il trasgressore, ma, in generale, in una prospettiva di una educazione rinnovata e più forte alla legalità, in quanto da ritenersi, se rispettate, proprio utili e proficue per il singolo e la società stessa. Osservanza delle regole ed esercizio della propria libertà coniugata con la libertà di tutti gli altri. Occorre per la cultura della legalità che sia ricreata, prima di tutto, una coscienza civica condivisa più informata e matura in tal senso, non essendo dunque sufficiente (a posteriori) la pur inevitabile funzione anche repressiva e deterrente del complessivo sistema giudiziario (in tal senso: Gherardo Colombo “Sulle regole” – Feltrinelli 2008).
E’ sotto altro profilo e su un altro piano che si pongono poi nel concreto questioni circa la valutazione della “bontà” delle leggi, circa la necessità di modificare la normativa qualora appaia o divenga inadeguata, non rispettosa dei criteri di giustizia sostanziale, di equità e altresì le connesse problematiche, non meno rilevanti, dell’interpretazione, oltrechè dell’applicazione delle leggi stesse.
Continuando però con queste argomentazioni che attengono a tali fondamentali questioni più generali, si finirebbe per uscire dai temi (sulla liberà etc…) che mi sono proposto e che dunque mi propongo ora di considerare nelle riflessioni qui espresse, sia pure, ovviamene, senza pretesa di compiuti riferimenti alla sterminata complessa bibliografia e dunque nemmeno con l’obiettivo di specifica esaustiva trattazione.
Imprescindibile inviolabile diritto dunque quello della libertà, declinata nei vari aspetti dell’esplicazione della personalità di ognuno in quanto appartiene al “sentire”, al DNA di ogni essere umano, l’inesauribile aspirazione ad una propria individuale possibilità di pensare, di partecipare, di libere scelte di azione, etc…
Viene alla mente la storia del novecento ove i nemici degli autoritarismi e delle dittature di matrice nazista, fascista, gli oppositori al regime, ponevano come prerequisito, rispetto a quello di ogni eventuale ulteriore loro progetto politico, di ogni altro valore, quello unificante, primario e assoluto della “conquista della libertà”. (pur avendo in Italia nei vari movimenti e partiti politici – di ispirazione marxista, o invece cattolica, repubblicana, liberale, etc…- progetti e idee tra loro nettamente alternativi al tipo di futura propugnata società, rispetto a quella allora esistente in Europa).
Diverse ulteriori proposte, da parte soprattutto di esponenti delle sinistre, in particolare con più accentuate finalità di uguaglianza sociale (pari possibilità, pari opportunità di ognuno, maggiore attenzione al rispetto della dignità dei meno abbienti, solidarietà – artt. 2 e 3 della ns. Costituzione) avrebbero potuto prevalere nella maggioranza dei cittadini solo in un mutato e nuovo sistema politico-sociale ed economico.
L’opinione largamente condivisa era, in ogni caso, che ciò potesse avvenire imprescindibilmente “dopo”, solo dunque a condizione sia che l’Italia uscisse finalmente dalla dittatura nazi-fascista, sia che fosse quindi riconquistata la libertà.
Da tale temperie culturale, politica e sociale, dalle esperienze tragiche, straordinarie di tale lungo periodo storico della prima metà del ‘900, è derivato l’insieme degli ideali, l’humus dal quale è quindi scaturita la nostra Costituzione ad opera dei 75 componenti dell’Assemblea Costituente, persone autentiche di grande esperienza e di non comune spessore umano, culturale, politico (per tutti: Umberto Terracini, Piero Calamandrei, Sandro Pertini, Ugo La Malfa, Giuseppe Di Vittorio, Feruccio Parri, Giorgio La Pira e, non da ultimi, Nilde Iotti e Don Giuseppe Dossetti, peraltro, com’è noto, entrambi cittadini onorari di Cavriago).
La Costituzione, come si può leggere anche di seguito, enuncia principi universali cui non hanno tuttavia fatto seguito, in applicazione della stessa, coerenti leggi di attuazione, nè coerenti compiute conquiste sul piano dei diritti, etc..
Si sostiene che la Carta costituzionale, nei suoi valori fondamentali, è dunque ancora da attuare compiutamente, in buona parte e non da “modernizzare” (tra l’altro risulta essere ancora uno dei testi in assoluto meno letti, meno studiati, anche fra coloro che, più di altri, magari per il loro ruolo, sarebbero tenuti a conoscerla compiutamente).
In proposito è veramente notevole, per l’attualità dei contenuti, la recente raccolta di scritti di Piero Calamandrei “Lo Stato siamo noi” Instant Book Chiare Lettere ed. novembre 2011. I suoi scritti e discorsi ivi contenuti sul periodo dal 1946 al 1956 sono di chiarezza concettuale di notevole e assoluto spessore culturale, politico, di incredibile acume, lungimiranza, di attualità e anche addirittura di possibile criterio per una lettura disincantata e critica di buona parte dei problemi dei nostri giorni: così, tra l’altro, afferma “la Costituzione apre le vie per l’avvenire”.
E ancora e più recentemente con il titolo che si attaglia perfettamente a questa breve trattazione: “Non c’è libertà senza legalità” – Piero Calamandrei (riediz. Laterza 2013).
Per riprendere quindi di seguito e coerentemente l’argomentazione esposta, devo dire che ricordo di avere accennato alla questione della libertà in un brevissimo discorso spontaneamente pronunciato in conclusione “estemporanea” di una manifestazione per la ricorrenza del 1° maggio di qualche anno fa in piazza Don Dossetti a Cavriago.
Avevo tra le mani la Costituzione e scorrendola, mi ero accorto, (in quel momento, avevo avuto una più netta percezione in tal senso) della rilevante, non casuale, ricorrenza di termini quale “libertà”, “liberamente”, etc…. Basta semplicemente anche una primissima semplice consultazione per averne immediato riscontro documentale.
ART. 3 Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
ART. 8: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge …”
ART. 10 3° comma: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”
ART. 13: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, nè qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge …”
ART. 14 2° comma: “Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e nei modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale … ”
ART. 15 1° comma: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.”
ART. 16: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, …. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.”
ART: 18: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale ….”
ART. 19: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda …”
Rilevo, come autorevole contributo originale sul tema dei rapporti tra l’obbedienza ai dogmi, ai precetti della Chiesa e la rilevanza della libertà di coscienza dei credenti nonchè di ciascuna persona autentica, di buona fede, l’opera di un eminente teologo (allievo del cardinale Carlo Maria Martini, recentemente scomparso, com’è noto, straordinaria personalità, uomo di dialogo, di profonda fede, di un cattolicesimo attento all’oggi e alle prospettive dell’umanità, di vastissima cultura, di grande apertura intellettuale e, anche, tra i non credenti, di indiscussa autorevolezza): Vito Mancuso “Obbedienza e libertà – Critica e rinnovamento della coscienza cristiana” Ed. Campo dei fiori – 2012
ART. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure …”
ART. 33: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi..
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse la piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.”
Ritorno dunque, a questo punto, all’art. 9 della Costituzione cit. in tema di promozione dello “sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica”, in coerenza e sinergia con il concetto di libertà della scienza (art. 33 della Costituzione, cit.).
Quanto ho appena rilevato fa parte delle iniziali motivazioni proprie delle mie riflessioni esposte. Intendo quindi rilevare la grande considerazione per l’opera, l’attività scientifica, didattica in ambito universitario e di ricerca avanzata dell’eminente scienziata Margherita Hack, astrofisica nota in ambito nazionale e internazionale, componente, tra le altre, dell’Accademia dei Lincei, militante e appassionata di politica, scomparsa nell’estate 2013. Intendo riferirmi dunque al tema della libertà della scienza.
In proposito trascrivo di seguito nelle parti essenziali la sua illuminante opinione (era anche dotata di profonda cultura umanistica) circa la scienza, la tecnologia, etc… e gli eventuali limiti dovuti alla doverosa tutela del bene “uomo” (scienziata di grande rigore e onestà intellettuale, che si riteneva e si definiva agnostica razionalista – “ci sono cose che non sappiamo” -, di rilevante sensibilità per i problemi dell’umanità) come può leggersi anche dall’e-mail di risposta a mia domanda, implicante un certo “contagio” con questioni “spirituali”, esistenziali, oltreché con l’etica in senso lato.
Riproduco nelle parti essenziali la corrispondenza intercorsa di seguito.
Tra le sue ultime pubblicazioni anche proprio su questi temi: Margherita Hack “Sotto una cupola stellata – dialogo con Marco Santarelli su scienza ed etica” Einaudi 2012
Per riprendere le motivazioni iniziali e le fila del discorso e per concludere continuo di seguito, e a titolo esemplificativo, l’indicazione di altri articoli della Costituzione che menzionano esplicitamente i termini “libertà”, “liberamente”, etc.
ART. 35 4° comma: “La Repubblica ……. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale e tutela il lavoro italiano all’estero.
ART. 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
ART. 39: “L’organizzazione sindacale è libera…..
ART. 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana …..
ART. 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associasi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
ART. 68: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, nè può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.”
ART. 111 7° comma: “Contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, è sempre ammesso ricorso in Cassazione per violazione di legge”.
L’elencazione degli articoli della Costituzione che precedono hanno un legame lessicale unificante relativamente alla parola libertà (e ai termini derivati: “liberamente” etc….) e veramente può ritenersi che tale ricorrenza dei relativi concetti espressi non sia dovuta al caso!
Il precedente periodo della dittatura aveva evidentemente contribuito a “convincere” tutti i componenti dell’Assemblea Costituente della necessità di fare frequentemente e inequivocabilmente espresso riferimento al tema della libertà sul testo della Carta costituzionale.
L’esigenza essenziale di una scelta di ognuno di noi per la “parte giusta” per le “cose giuste” (in conformità ai principi della nostra Costituzione) può attendibilmente risiedere dunque nella difesa, in una forte propugnazione delle libertà di ognuno; libertà dunque da difendere, propugnare, rafforzare sempre e tenacemente, in indissolubile sinergia con un civismo “militante”, informato al dovere di responsabilità verso se stessi e gli altri, nel rispetto assoluto della dignità umana.
Del resto, sotto molti aspetti, sul piano degli ideali ad es. in Europa, anche una sinergia tra il messaggio cristiano in senso lato e una radice, un atteggiamento di fonte “illuminista”, induce comuni conclusioni e riflessioni “virtuose” in tal senso e non necessariamente solo contrapposizioni, come hanno poi indicato pure esperienze, movimenti e partiti anche in Italia negli ultimi anni del secolo scorso.
Com’è noto, altri valori fondamentali (non è qui il caso di citare tutti gli articoli della Costituzione) sono stati e sono, peraltro, per tutti, unificanti, fondanti della nostra Carta: inviolabile, in linea di principio, il diritto al lavoro – artt. 1 – 4 -35 – 36 – 37 e 38 Costituzione) per esemplificare: lavoro = dignità umana = libertà (e si potrebbe continuare a lungo con altri principi fondamentali della stessa): non è poi necessario aggiungere altro in ordine al fatto che la Costituzione debba essere effettivamente attuata, applicata nella realtà, per l’affermazione di valori umani universali.
Il perseguimento di uno status di libertà individuale(morale, politica, etc…) può essere raggiunto anche attraverso particolari originali percorsi di vita (che ricomprendano ad es. il volontariato, l’attività nel c.d. terzo settore, l’associazionismo laico e cattolico) e magari, per chi crede, anche attraverso un percorso di vera fede religiosa vissuta, vie dunque che comportano notevole coinvolgimento, anche se “non tradizionali”, non necessariamente identificabili, dunque, con il “lavoro” stesso (che è stato e rimane un valore tra i più importanti per l’uomo nella nostra società). Credere nelle proprie azioni conformi alla legge e coerentemente ai propri valori, può veramente significare per chiunque fruire, in notevole grado, della propria libertà individuale.
In tal caso una propria “autodisciplina” nei propri comportamenti, e attinente il rispetto delle “regole”, è espressione non di ingiusti condizionamenti individuali, bensì di scelte consapevoli e libere.
La “scoperta” delle “cose vere”, delle finalità essenziali ed importanti da perseguire dipende sempre più spesso, con atteggiamenti di umiltà ed utile “esercizio del dubbio”, da una commistione di vari saperi e non dalla rimozione, dall’esclusione di ciò che è (ancora) estraneo, ignoto (in contrapposizione ad una diffusa tendenza al c.d. “pensiero unico”).
La cultura, com’è noto, non è ovviamente solo erudizione, solo sapienza sul piano delle c.d. “scienze” sociali, della politica, dell’economia, del diritto, della sociologia., oltrechè della letteratura, della storia, della filosofia e delle più varie discipline. E’, in particolare, anche e soprattutto, saper cogliere, in ogni caso, l’essenza stessa delle “cose”, è osservazione del “mondo”, è anche lungimiranza, in particolare, predisposizione e impegno per la ricerca, in ogni ambito del sapere e ovviamente, scienza, impiego razionale ed etico della stessa.
Del resto da Dante a Leonardo, a Galileo Galilei, allo stesso Giacomo Leopardi (che si occupò anche di scienza) e dunque per i più grandi geni dell’umanità, la cultura scientifica non era mai disgiunta dalla cultura umanistica, nè, in ogni caso, da un profondo senso di personale “responsabilità etica”.
Quello che tuttavia è auspicabile ed essenziale, come hanno scritto espressamente Albert Einstein e altri grandi scienziati del nostro tempo, come Rita Levi Montalcini e, non da ultima, Margherita Hack, è che il mondo della scienza sia dunque informato alla doverosa tutela dei principi propri di un incondizionato “umanesimo etico”.
E’ necessaria un’analisi “spietata”, disincantata della realtà un atteggiamento il più possibile critico e autocritico , in senso lato, ma, al tempo stesso, finalizzato alla trasmissione, per quanto possibile, di speranza, di fiducia non acritica, di razionalità e coraggio, per un auspicato superamento e per un netto mutamento di molte realtà che appaiono – ma non sempre e ovunque – di particolare sempre più accentuata negatività e gravità e in contrasto col bene comune.
Di tanto, in termini di ampiezza di visione di comune impegno per obiettivi di socialità, di tutela del valore “uomo”, dunque di messaggi positivi, ha e avrebbe necessità il nostro complesso mondo attuale che, come tale, abbisognerebbe di più attenzione a quanto di creatività, di bellezza, di positività persiste e potrebbe essere realizzato dall’uomo nella realtà e che meriterebbe dunque rilevante passione civica e ben maggiore impiego di risorse, di investimenti, per la cultura, per la ricerca, nel nostro paese, in particolare.
Valori che, insieme alla buona fede, alla nobiltà d’animo di molti, alla fiducia dell’uomo nell’uomo, oltechè nella scienza e nei più diversi e straordinari saperi, costituiscono, per tutti, un potente “lievito” di socialità, di emancipazione, promozione umana, un unico inscindibile presidio di civiltà, di giustizia, di legalità, di democrazia, di giusta considerazione della cultura della politica, e della politica nobilmente concepita e praticata per finalità di tutela, di diffusione dei diritti (in particolare dei più deboli) e quindi di solidarietà e libertà.
Pubblicato su “23 Marzo”, 20 novembre 2013